Il segno che si fa colore                               


E' agli albori del secolo XVI che Leonardo da Vinci disegna a punta d'argento (fig.1) - fors' anche d'oro- l'Angelo dall' impalpabile sorriso conservato nella Biblioteca Reale di Torino e altre opere destinate a confermare quanto detto da Cennino Cennini nel 1300: il disegno è il fondamento dell'arte.

Un genere autonomo dunque, speculazione divina, pronto a divenire pittura solo che l'artista lo voglia.

Dal 1979 vive a Torino Giuseppe Borrello, artista di talento dotato di abilità tecniche indiscusse, che traduce in colore i propri disegni: utilizzando infatti le punte d'argento, d'oro, di titanio o di platino (su carte appositamente preparate) (fig.2), affidando al tempo l'opera sicché si attui un processo di naturale ossidazione, il Borrello ottiene tonalità ambrate nelle parti disegnate a punta d'argento, grigio-nere in quelle contraddistinte dalla punta d'oro

Nasce così un interessante serie di opere del tutto personali, dal nudo Carmen (fig.3) che s' invera mediante l'accentuarsi delle ombre, alle teste di vecchi abilmente giocate fra rughe, insistiti particolari anatomici, barbe e ciuffi di capelli che denotano considerazione e amore per la rinascenza fiamminga, a modelle addormentate, a uno splendido bimbo che è simbolo dell'innocenza.

Il ritratto dello zio Castore (fig.4) è ottenuto invece mediante l'uso della punta di palladio. Giuseppe Borrello - figlio d'arte giacchè il padre è scultore- nasce a Sant' Agata di Esaro (Cosenza), luogo che ripetutamente dipinge cogliendo la realtà di viottoli dai muri scrostati, scalette e avare finestrelle, brandelli di manifesti; numeri civici, anche, a testimoniare presenze celate oltre le pareti delle vecchie case.

 
 Fig.1. Leonardo da Vinci - Studio di mani femminili.

 

Fig.2. Strumenti di lavoro.

      

 

 

Fig.6. Giovanni Pisano - Strage degli Innocenti.
Fig.7(in basso). G. Borrello - Strage degli Innocenti - 1990
Fig.3. G. Borrello - Carmen - 1992
Fig.4. G. Borrello - Zio Castore  - 1994
Fig.5. G. Borrello - Deposizione - 1983

Come tutte le genti del Sud, anche il nostro pittore profondamente vive il senso della famiglia per cui è facile ritrovare volti e personaggi a lui cari divenuti protagonisti nei grandi cartoni (di soggetto sacro o biblico) disegnati mediante la tecnica biro: si tratta di opere nuove e antiche al tempo stesso, nate dalla passione per il disegno, dall'esigenza di tradurre in realtà un sogno.

E' data 1983 la  Deposizione (fig.5) (cm.100x70): qui ritroviamo volti consueti e cari a Borrello in una ridda di sentimenti, di simbologie, di attente citazioni naturalistiche; in un paesaggio contraddistinto da alberi spogli dominati tuttavia dal raggio della speranza, si ergono la croce, la scala, l'immagine d'un ipotetico apostolo che cala il corpo di Gesù. Un Gesù colto nello spasimo della morte, non più confortato dalle pie donne i cui volti si disegnano fra veli di fiamminga memoria. Tragica è la  Strage degli Innocenti (evocante il modo di Giovanni Pisano la figura del carnefice che alza il bimbo tenendolo per un piedino) (fig.6 e 7), mentre Apocalisse Duemila (fig.8)potrebbe intitolarsi l'opera già pubblicata Senza Titolo  nel 1982, determinata in parte dall'impatto con la grande città, i suoi misteri, le sue zone d’ombra fisica e morale; ci si sente soli. Solitaria dunque è la disperazione delle immagini - specie femminili - che animano questo disegno, figure riverse ai piedi d'un altare dominato dalla luminosa immagine del Cristo, abbandonate sui gradini d'una chiesa attraversata da metafisiche luci.

Ma la tecnica biro si traduce facilmente in colore: nascono così l'immagine di Fabiola (fig.9), fanciulla dal volto ambrato, avvolta in un fiammingo mantello, i cui occhi intensamente azzurri trovano riscontro nelle tonalità della veste, l'immagine della  Medusa (fig.10)  - moderna interpretazione d'un tema antico - il ritratto di Mario Soldati (fig.11), il pastello Mia figlia (fig.12), bimbetta un po' imbronciata dal berrettuccio di lana che ne cinge il viso. Momenti tutti della vastissima produzione di Borrello, artista che il catalogo Mondadori già dieci anni or sono segnala quale unico artista conosciuto che usi un particolare tutto con penna biro. Un moderno modo di espressione che consente al pittore di realizzare dipinti che hanno il sapore dell'antico. -

    Mostra c/o Artecornice  Torino, 23 marzo 1996                                  G.G. Massara

 


Fig.8. G.Borrello - Apocalisse Duemila - 1982
 


Fig.9. G. Borrello - Fabiola - 1994
 

Fig.10. G. Borrello - Mario Soldati - 1992
Fig.11. G. Borrello - Mia Figlia - 1982
Fig.12. G. Borrello - Mrdusa - 1993