L’ incedere della linea”                       


  L’esperienza artistica di Giuseppe Borrello si stacca nettamente dalle vicende e dai linguaggi espressivi del secondo Novecento. Si tratta di una ricerca che si ricollega alla straordinaria stagione della pittura italiana, di un impegno che riconsidera il valore del disegno, della linea, del chiaroscuro, di una sequenza di immagini che hanno il fascino di deliziose fanciulle, dei volti dei bambini, di sinuosi nudi femminili, mentre prendono forma le testimonianze tratte dall’iconografia relativa all’Arte Sacra.

   E questo suo mondo si pone al di là dell’Arte Povera, dei concettuali, dei citazionisti e dei minimalisti, per ridefinire il ruolo del pittore e della pittura in questo ben preciso periodo legato alla sperimentazione più avanzata, alle installazioni, all’impiego di nuove tecniche per esprimere il senso più profondo dell’umana esistenza.

   In tale angolazione si definisce l’essenza del discorso di Borrello, la sua capacità di cogliere e fissare un profilo, di dare consistenza a una folta chioma, di circoscrivere la forma di un melograno o di un bricco per il caffè (fig.1). Le sue incisioni rinnovano, quindi, la vibrazione del segno che scandisce la figurazione con energia, con intensità, con la volontà di imprimere sulla lastra e, poi, sul foglio di carta le antiche strade di Sant’Agata di Esaro, in provincia di Cosenza, con i muri corrosi dal tempo (fig.2), i vasi di fiori sui balconi, le scale che immettono nelle abitazioni (fig.3).

   E la successione delle “impressioni” sottolinea un mondo che ha l’espressione raccolta e ispirata di “Padre Pio” (fig.4), il drappeggio della veste di “Claudia” (fig.5), la sottile malinconia che trapela da “Nostalgia del mare” (fig.6), sino ad “Estasi” (fig.7) con la ragazza dai capelli sciolti.

   Dalla linea morbida e armoniosa ottenuta con la punta della biro, si passa alla suggestione della punta d’argento, alla maggior durezza delle incisioni che completano l’ampio “corpus” delle “tavole” realizzate da Borrello e di quel suo riconsiderare la composizione, l’anatomia, l’impostazione della rappresentazione per conferire una propria e classica individualità all’insieme della sua opera.

 

         Torino, 23 marzo 1996                                                                        Angelo Mistrangelo

 

 

 

Fig.1. G.Borrello - Composizione - 1992

 

Fig.1. G.Borrello - S.Agata, via S.Lucia - 1991

 

Fig.3. G.Borrello - Magurelle - 1996
Fig.4. G.Borrello - Padre Pio - 1995
Fig.5. G.Borrello - Claudia - 1994
Fig.6. G.Borrello - Nostalgia del mare - 1996
Fig.7. G.Borrello - Estasi - 1996